Più di dieci anni fa con il mio amico Giuliano De Marchi ci si auspicava di vivere un’estate dolomitica, un’estate di vacanza dove poter trasferirsi di gruppo in gruppo e di scalare, camminare, dormire nei bivacchi, vedere tramonti ed albe, respirare l’odore della pioggia, scappare da un temporale, fingere di non abitare qui e vivere totalmente la natura come fossimo in viaggio.
Ma sia per me che per Giuliano era troppo forte il richiamo del mondo per rimanere un’estate a casa, e schiavi delle nostre ambizioni ed avidi di esperienze esotiche si continuava ad occupare le nostre ferie prendendo aerei che ci avrebbero catapultati nei luoghi più remoti della terra, immaginando che tanto le nostre montagne ci avrebbero aspettati.