In montagna consapevoli

L’attività all’aria aperta si compone di tre momenti: la preparazione, l’azione ed il racconto.

Questa è l’opinione di Renato, guida alpina che opera in Piemonte, il cui accento tradisce le sue origini che ci portano da ovest ad est delle Alpi. Renato è nato in un paesino vicino Bolzano, di lì ha scalato e sciato in tutto il mondo per poi tornare ai piedi delle stupende montagne italiane.

Una volta si andava in montagna con gli amici più vecchi, ti portavano da secondo di cordata oppure seguivi la traccia dei loro sci. Così imparavi come si attrezza una sosta o a leggere la condizione della neve. Ora questo ruolo è preso anche dalle guide alpine. Come Guida passo dalle 100 alle 200 giornate all’anno facendo attività in montagna. Grazie all’abitudine ed all’esperienza si impara a conoscerla cercando sempre l’approccio più sicuro.

 

La tua professione è diventata sempre più richiesta negli ultimi anni, cosa pensi dell’incremento di appassionati che si approcciano all’outdoor?

Ne sono molto felice. Credo che sia aumentata la base di coloro che praticano sport in montagna. Le persone che salgono alle Terre Alte hanno un grande rispetto per l’ambiente, ricercano il contatto con la natura e cercano di lasciare meno tracce possibili. Il numero di chi è ad alti livelli è stabile però la preparazione, soprattutto fisica, di chi si approccia al mondo outdoor è molto migliorata.

 

Quanto credi abbia influito sull’incremento degli appassionati l’offerta delle aziende sportive con materiali sempre più performanti e leggeri?

Alleggerire i materiali ha permesso di muoversi sempre più facilmente. Prodotti specifici per ogni attività migliorano le prestazioni ma a mio avviso non è solo questo quello che cerca un appassionato di montagna. Il pensiero della prestazione, della vetta ad ogni costo è una esigenza di altre generazioni.

 

Intendi che chi si allena per l’escursione non è interessato a portarla a termine?

Intendo che ora non è difficile trovare ragazzi che arrampicano il settimo grado in palestra e che una volta arrivati in ambiente devono ripartire dal quarto grado. In ambiente è tutto molto diverso. Si devono leggere molte situazioni: la roccia o la neve, il tempo atmosferico, saper ascoltare il proprio corpo. Chi vuole praticare sport outdoor ne è consapevole e quindi sa anche che un’esperienza sportiva non è solo la vetta ma anche sapervi rinunciare e godere di quello che alla vetta sta intorno. Preparare, agire e raccontare. L’outdoor è anche quello che sta dopo alla prestazione, fermarsi ad una locanda e raccontare la propria esperienza o ascoltare quella altrui mentre si condivide una bibita o un pasto.

 

Credi che sia la parte dell’apprendimento tramite l’esperienza quello che differenzia le attività outdoor dalle altre?

La principale difficoltà quando si è in ambiente è quella di saper decidere. Le decisioni che prenderai in quel momento avranno delle ripercussioni nella tua esperienza: effetti positivi o negativi. In palestra è sempre possibile tornare indietro, in montagna non è sempre possibile. Credo che un altro importante insegnamento sia quello del dialogo. Quando si praticano attività outdoor non si dovrebbe essere mai soli. Con il proprio compagno si deve essere sinceri, condividere sensazioni e letture dell’ambiente per prendere insieme la miglior decisione.

 

Cosa si porta nello zaino una persona che scende dalla montagna dopo un’esperienza con una Guida Alpina?

Il ruolo della Guida è molto cambiato. Non è solo portare in vetta ma anche far vivere la montagna nella sua interezza, regalando al compagno di giornata un’esperienza che non finisce una volta tolti gli scarponi. Come guida mi sento soddisfatto quando il pensiero della giornata trascorsa insieme fa sorridere di gioia anche dopo lungo tempo.